Il futuro del tessile tecnico

Quando si parla di tessuto la prima cosa a cui si pensa è un manufatto esteticamente bello, ricco di colori, operato e complesso, la cui funzione principale è di natura decorativa.

Nel mondo dell’outdoor, invece, il tessuto si arricchisce di tecnologia preformante per cui ciò che noi definiamo semplicemente come tessile tecnico, rappresenta in realtà un’evoluzione del concetto di materiale da costruzione, idoneo ad essere impiegato in applicazioni che di norma erano legati a materiali rigidi tradizionali.

Da qui la crescita dell’architettura tessile, quel settore di nicchia in cui i tessuti tecnici, o meglio le membrane composite, sono utilizzate per soddisfare le necessità classiche dell’utente finale, come la protezione dal sole, dalla pioggia, la creazione di spazi esterni protetti dove poter esercitare qualsiasi attività senza temere gli agenti atmosferici.

Non solo, l’architettura tessile ha riscoperto la bellezza delle forme plastiche e dinamiche proprie delle strutture tensili.

I tessuti tecnici sono divenuti nel tempo sempre più “complessi” e specifici in relazione all’applicazione finale: Giovanardi si è dimostrato leader nello sviluppo di prodotti speciali e nella ricerca di soluzioni in relazione alle richieste del mercato.

La caratteristica più importante di un tessuto tecnico è sempre stata quella di mantenere le proprie funzionalità (come l’essere impermeabile, non scolorire, rimanere pulito) per più tempo possibile. Per decenni la classica membrana in poliestere spalmato PVC con laccatura acrilica ha regnato incontrastata nell’outdoor. Negli ultimi anni, però, è aumentata la richiesta di durata di questi tessuti: basti pensare a tensostrutture semi-permanenti come le coperture di stadi, hangar, strutture modulari di grandi dimensioni per immagazzinamento merci e altro, per cui ingegneri e progettisti richiedono garanzie di durata di oltre 20 anni.

La durata è strettamente legata non solo alle caratteristiche meccaniche dell’armatura tessile della membrana, ma soprattutto a come il rivestimento riesce a proteggerla dai raggi UV del sole e dallo sporco che inevitabilmente si deposita su di esse.

Da qui la nascita di laccature ad alto contenuto di stabilizzanti e filtri anti-UV, quindi di formulazioni speciali a base di fluoro-polimeri.

La ricerca ha portato all’utilizzo di vernici miste base acrilica a tenore crescente di PVDF, mediamente dal 5% al 40%, che rendono le superfici esterne delle membrane ultra-repellenti per cui facilmente pulibili anche solo grazie all’azione dell’acqua piovana (effetto “autopulente”).

Fino a particolari concentrazioni PVDF i tessuti sono saldabili direttamente con la tecnologia ad alta frequenza; al di sopra di certi livelli o nell’utilizzo di vernici a base PTFE, è necessario effettuare un pretrattamento per rimuovere il top coat (ad esempio con azione di scraping limitatamente alla porzione da giuntare) per poter essere lavorate correttamente.

Una ulteriore complicazione nel lavoro di confezione, ma che porta a garanzie di durata anche di 30 anni.

Oltre alla durata, è importante rendere gli ambienti coperti confortevoli; da qui le laccature basso emissive di ultima generazione, le cosiddette vernici LowE. 

Quest’ultime vengono applicate sul lato interno dei tessuti e servono per implementare la rifrazione termica all’interno delle strutture dove vengono impiegate.

Quindi se un ambiente viene riscaldato o raffrescato, la membrana che lo riveste, pur essendo sottile e poco coibentante, riesce comunque a mantenere inalterata l’atmosfera interna.

Le vernici LowE sono sempre più usate per le tende da campo della protezione civile, per la Croce Rossa, per usi militari soprattutto quando le strutture vengono installate in aree geografiche dove le condizioni climatiche sono estreme.

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